giovedì 30 giugno 2011

'e Puntiglius, con pomodorini del Vesuvio, olive di Gaeta, e basilico

La pasta è quella buonissima del Pastificio di Gragnano, la forma sono "'e Puntiglius" e sono fatti a mano. Hanno una cottura di 18 minuti e non si scuociono, sono fatti con grani eccellenti, è un'ottima pasta. Potete trovare qui tutte le spiegazioni su come viene fatta questa pasta e tutti i formati, è da provare.

Ingredienti per 200 grammi di puntigliusi:

300 grammi di pomodorini affumicati del Vesuvio
100 grammi di olive nere di Gaeta
basilico in abbondanza
olio evo della migliore qualità
sale, aglio e peperoncino

Mettete una pentola con abbondante acqua sul fuoco. Sbucciate l'aglio, schiacciatelo e mettetelo in una padella dai bordi alti dove avrete già messo l'olio e il peperoncino. Fate imbiondire l'aglio e nel frattempo tagliate i pomodorini in 4 pezzi, metteteli nella padella e fateli rosolare insieme alle olive, denocciolate e tagliate in pezzi. Spegnete e aggiungete abbondante basilico.
Calate i puntigliusi e quando sono cotti levateli 1 minuto prima e fateli ripassare nel sugo preparato con acqua di cottura. Spegnete a impiattate. E' una cosa strepitosa.

mercoledì 29 giugno 2011

E dentro al raviolo.....l'insalata greca!


 Mi piace fare le ricette delle amiche blogger, mi diverte vedere come riesco a "copiare" ricette create da altre, e rifarle, magari cambiando qualche ingrediente e vedere il risultato...è bello vero? e poi è una dimostrazione di stima e di affetto nei confronti della blogger da cui si copia la ricetta. Ma la cosa che più mi piace  è creare una ricetta, inventarla, immaginare un piatto e cercare di crearlo mettendo insieme ingredienti che insieme diano un risultato armonioso e soprattutto commestibile. Il piatto migliore da inventare è sicuramente un raviolo,  o meglio l'interno di un raviolo, lì si può spaziare con la nostra fantasia e a me piace fare i ravioli, i tortelli, i tortellini, qualunque cosa che racchiuda un impasto.
Amo molto l'insalata greca, quella bellissima e buonissima insalata, fatta con la feta, il formaggio ottenuto con latte di pecora  o con l'aggiunta di latte di capra, e tenuto un paio di mesi in salamoia. Ho scoperto che la Feta viene prodotta anche in Sardegna e in altri paesi e consumata molto in America e nei paesi meridionali, solo che adesso viene prodotta con latte di vacca e di pecora.
Nel 1996 il Feta ha ottenuto la Dop che poi gli è stata tolta poiché la denominazione Feta era ormai divenuta tipica di quel prodotto. Quando il nome di un prodotto diviene talmente famoso che identifica il prodotto stesso, non è possibile vincolarlo con la certificazioni di qualità. Questa informazione l'ho trovata in questo sito e non sapevo che di fronte ad un prodotto famoso potesse succedere.
Stavo dicendo che mi è venuta in mente questa ricetta, perché sono diversi giorni che le ricette con la feta stanno aumentando, allora mi sono detta, inventa qualcosa oltre la solita insalata e le solite cose che si vedono in giro, e questi, modestamente, non si sono mai visti, diciamo la verità .


La pasta è sempre la stessa e qui potete trovare la ricetta.
L'interno. Io ho pensato di mettere dentro al raviolo tutto quello che si mette nell'insalata greca: la feta, le olive kalamata, i pomodorini, la cipolla, l'origano. Ho provato e il risultato è stato ottimo, i ravioli sono molto buoni, non a tutti piaceranno, il sapore è molto particolare, ma pensate di mangiare l'insalata greca.

Ingredienti per farcire i ravioli:
non metto i grammi, dovete decidere voi, quanto li volete farcire, cioè quanto
devono essere grandi i ravioli,

Feta, cipolle di Tropea, pomodorini appassiti di Pachino, olive kalamata, origano e basilico, olio evo, sale pepe

L'unica cosa che dovete cuocere è la cipolla, affettatela e fatela imbiondire in una padellina, perché se la mettete cruda dentro ai ravioli, durante la cottura dei ravioli diventerebbe una cipolla bollita e non sarebbe proprio buona, io ho pensato di rosolarla, poco.
Una volta che avete tutti gli ingredienti, mischiateli mantendo sempre le cose distinte, non dovete fare un pappone, e condite tutto con sale, pepe e olio. Tirate la pasta o con la macchina o a mano e fate i ravioli. Una volta pronti metteteli per alcuni minuti in acqua bollente e poi conditeli come preferite, io ho riproposto anche fuori l'insalata greca e sui ravioli un filo di olio. Capisco che è una ricetta un po' strana, ma vi posso garantire che sono molto buoni, se vi piace la feta, fateli.

lunedì 27 giugno 2011

Strudel di ciliegie, more di gelso e lamponi...molto estivo

Prima di tutto vorrei scusarmi perché in questi giorni non sono passata a salutare i miei blog amici, ma è venuta a trovarmi la mamma a Roma e lei ama molto uscire, a differenza di me, sicché siamo uscite spesso e tempo non ne ho avuto, adesso è partita e riprendo le mie visite.

Che a casa mia tuti amano lo strudel l'ho già detto  nel precedente post dello strudel di mele. La mela però non è un frutto proprio estivo, è più rappresentativa della stagione invernale ed io volevo fare uno strudel estivo. Cosa c'è di meglio dei frutti rossi per rappresentare la stagione calda? Ciliegie, more di gelso e lamponi, una delizia ed io ho inventato il mio strudel di frutta rossa.

Per la ricetta della pasta andate qui, ricordatevi che se volete cambiare il tipo di farina va benissimo, se volete una farina più intelgrale, va molto bene, anzi vi annuncio che il prossimo lo farò con farina integrale, adesso vi racconto l'interno.
 
Ingredienti per il ripieno:


500 grammi di ciliegie molto nere e molto mature (togliete il nocciolo)
100 grammi di more di gelso
100 grammi di lamponi
100 grammi di pinoli, tostati nel burro
100 grammi di zucchero semolato
100 grammi di amaretti sbriciolati
un abbondante pizzico di estratto di vaniglia in polvere, bio
50 grammi di burro fuso
zucchero a velo per lo spolvero


Una volta che la pasta ha riposato riprendetela e tiratela, sopra ad una spianatoia,  in una sfoglia abbastanza fina, non finissima altrimenti si rompe, spennellatela di burro fuso, cospargetela di amaretti sbriciolati, e poi le ciliegie, le more i lamponi e i pinoli e sopra uno spolvero di estratto di vaniglia. Tutta questa roba non fatela arrivare ai bordi, lasciate minimo 5 cm dai 3 lati e non andate oltre la metà della sfoglia. Ora cominciate ad arrotolare, saldate bene le estremità e ripiegatele, sopra passate il burro in modo che la pasta si attacchi, depositate su teglia piatta rivestita con carta forno, io ho usato la teglia della Guardini da pizza, è una buona teglia, abbastanza pesante per non far bruciare la pasta, la potete trovare qui insieme a tante altre cose che produce la Guardini e che ci vengono sempre in aiuto.
Forno caldo a 180°C per 45 minuti, il mio si è cotto benissimo così, vedete voi, i forni sono tutti diversi, anzi io ad un certo punto ho accesso il termoventilato perché dovevo cominciare a cuocere i pomodori al riso che ho infilato al piano superiore e la temperatura si è alzata, ma è venuto bene. Buon strudel!!!

giovedì 23 giugno 2011

I Pici


Questo pezzo e relativa ricetta sono stati scritti e pubblicati sul magazine online  CavoloVerde.
Cenni storici tratti da Wikipedia. I Pici sono un tipo di pasta fatta a mano, simili a spaghettoni  ma più grossi, arrotolati male, disuguali, tipici del sud della Toscana, della provincia di Siena e Grosseto e della provincia di Viterbo con cui confina Grosseto. La ricetta è  molto semplice: acqua, farina e pochissimo, se non nessuno, uovo. La preparazione consiste nell'"appiciare", cioè lavorare a mano la pasta fino a creare uno spaghetto lungo e corposo. I condimenti classici sono: "l'aglione" (un sugo di pomodoro saporito e agliato), il ragù di carne o la ricetta cosiddetta "alle briciole", con briciole di pane - appunto - soffritte o addirittura fritte. Esistono varianti di tutti i tipi: ai funghi, alla carbonara, con ragù a base di cacciagione (cinghiale e lepre, ad esempio) o in molti altri modi, le più ricche considerate esterne alla tradizione e ai gusti contadini della Toscana rurale, solitamente frugali.  Questi i Pici per wikipedia.
 
Per me i Pici sono altro. Io li amo, come tutte le ricette toscane che faceva mia nonna. Dio come cucinava! la passione penso di averla presa da lei e, ovviamente dalla mia mamma, e negli anni ho avuto la possibilità di coltivarla in modo diverso da loro, ho avuto altri strumenti e adesso posso affermare di cavarmela in cucina.
Certi piatti mi riportano alla mia infanzia, e i pici sono uno di quelli.
Ricordo quando nonna li faceva, sempre tanti, doveva accontentare troppe persone...dopo averli "arrotolati" dopo aver dato la forma di  spaghettone (non sono spaghettoni ma non trovo una parola migliore) alla pasta, lei li metteva ad asciugare su una canna, a cavallo, come quando fanno vedere i pastifici, quelli veri, che mettono ad asciugare la pasta, ecco da nonna si vedeva questa cucina, grande, piena di pici messi ad asciugare. Poi il più delle volte venivano conditi con sugo di "nana" anitra in italiano, la sua morte. Lei era felice perché vedeva che noi nipoti aspettavamo il pezzetto di pasta per emularla e poi pretendevamo di farla mangiare a qualcuno la nostra pasta stropicciata con le manine non troppo pulite. E passavamo i nostri pomeriggi con nonna che ci raccontava di quando era giovane, di quello che non si poteva fare se si era una ragazza, di quello che non c'era, perché c'era la guerra e di tante altre storie. Nonna si è sposata presto pur  non essendo molto convinta, ha fatto 7 figli e lavorato tantissimo, però, nonostante abbia voluto bene al marito (nonno) l'ha sposato perché era così, perché qualcuno aveva deciso per lei. Oggi non l'avrebbe sposato e avrebbe fatto la cuoca, magari girando, adorava andare in giro per "il mondo". Era una donna del 1907 ma giovane dentro, capiva i problemi dei giovani, di noi, quando crescendo le raccontavamo dei nostri amori giovanili, delle nostre cotte, lei non si è mai scandalizzata, ha sempre capito, sorriso e detto la parola giusta.

Come ho detto devo a lei questa sana passione, l'amore per le cose genuine, mia nonna non ha mai mangiato un pollo comprato al macello, l'olio era del contadino, il vino, le uova, tutto quello che si poteva trovare dai contadini, si comprava dai contadini e aveva ragione, Dio se aveva ragione, magari ci fossimo fermati in tempo, magari avessimo capito che le mucche sono erbivore, non possono mangiare cibo con dentro avanzi di altre mucche, i pesci di allevamento ugualmente, le galline per "regalarti" un uovo che ti faccia bene, devono avere la possibilità di razzolare, andare in giro a trovarsi il cibo che preferiscono, non stare ammassate in una gabbietta dove non possono neppure strapparsi una piuma perché non hanno spazio, l'uovo che voi vi mangiate (io no perché compro le biologiche!!!) non ha le proteine che ha l'altro, quello la cui gallina ha vissuto felicemente...
Speriamo che queste cose vengano capite in tempo, non arriviamo al punto di non ritorno, amiamo gli animali che ci danno da vivere, io non mangio carne, ma posso anche ammettere che gli altri la mangino, ma anche se una mucca è nata per andare al macello, ha una sua dignità, trattatela bene, pensate che è un essere vivente e se non volete pensare alla mucca, pensate che vi dà un latte ed una carne migliori.
Come al solito mi sono lasciata andare, sono andata fuori tema...ma sono le cose che mi interessano, non so che farci, adesso andiamo alla ricetta dei pici.

Ingredienti:

500 grammi  di farina 0
200 grammi di semola rimacinata
2 uova biologiche
olio evo
sale
acqua q.b. per un impasto abbastanza duro


Ho messo tutto nell'impastatrice e fatto andare fino ad avere una palla che ho continuato a lavorare con le mani. Messo a riposare l'impasto alcune ore, ripreso tirate delle sfoglie piccole e abbastanza alte, messe nella chitarra per gli spaghetti, quella abruzzese,  fatti passare dalle corde e poi arrotolati con le mani, vengono benissimo e sono veloci. Li ho messi ad asciugare cosparsi di farina per la polenta, la bramata, è grossa e non si appiccica.
Per condirli ho preparato un sugo fatto con salsiccia, di Grosseto, aglio, peperoncino. La salsiccia tagliata a rotelline, messa nell'olio e fatta rosolare, poi aggiungete del pomodoro passato, io ho messo una bottiglia di passata di Alce Nero, è buonissima da mangiare anche così, sono pomodori passati e basta, ma pomodori biologici, senza pesticidi. Mettete i pici nell'acqua bollente e conditeli con il sughetto di salsiccia. Sentirete le campane.

domenica 19 giugno 2011

Oggi vi faccio un regalo: Il Roseto comunale di Roma


L'ultimo giorno, domani è l'ultimo giorno di apertura del Roseto comunale, e ci rivediamo l'anno prossimo con il prossimo concorso, il concorso internazionale che sceglie la rosa più bella, la più fragrante, la più elegante. Sì il concorso per decretare la rosa più bella al mondo si tiene a Roma, e non si può spostare a Monza. Il Roseto rimane aperto solo un mese all'anno, i primi giorni di maggio, intorno al 9/10 , poi c'è il concorso e poi i visitatori possono andare a riempire i propri occhi di queste bellezze e le proprie narici di questi profumi intensi. E' bello, è un posto con una grande pace, chi va al Roseto, vuole solo passeggiare, magari mettersi su una panchina a leggere un libro, o stare ore, come ho fatto io questa mattina, ad osservare le rose e magari fotografarle per poterle ammirare in inverno. Prima del concorso è facile trovare signore di ogni parte, gentildonne inglesi, francesi, tedesche, che curano la propria rosa e la predispongono al concorso. La rosa italiana quest'anno è arrivata terza, ma non c'era più era stata colta insieme alla prima classificata,  tedesca.
Oggi il roseto chiude a i vari giardinieri cominciano a sistemare le rose: potature, controllo dei parassiti e, siccome sono  tantissime, devono iniziare presto i lavori per l'inverno, perché non si possono permettere grandi perdite, quelle non sono rose normali, lì ci sono anche le progenitrici delle nostre rose. Certo fra 20 giorni, ci sarà la nuova fiorita, ma noi la potremo vedere solo da fuori.

questa è un rosa cinese....
























rose antiche: cinese del 1800
rose antiche
...e chiudiamo con il Circo Massimo e sullo sfondo il Colle Palatino...non ci sono parole, lo so, per commentare questa bellezza

giovedì 16 giugno 2011

Basbousa, dolce arabo di semolino

Le ricette di Arabafelice, sono sempre accattivanti, prima della ricetta è bello leggere le sue storie, vere o inventate che siano, non ci interessa saperlo, sono belle, tristi, divertenti e a volte commoventi, sono le sue storie, sono il prologo alle sue ricette e a questo siamo abituate, corriamo a leggerle a volte senza neppure dare un'occhiata alla ricetta, poi rimediamo, ma in un secondo tempo, prima la storia. 
Lei dice "da cosa comincereste voi, se all'improvviso foste catapultati in Medio Oriente?" lei dice, dai dolci, io no avrei cominciato dal couscous, tanto lo mangio quasi tutti i giorni, è il mio piatto preferito, non avrei sentito nessuna differenza.
Oggi però parliamo di un dolce, sì perché gli arabi sono famosi anche per i dolci. Quei dolci tutti intrisi e gocciolanti di miele, li adoro, pensate che anche in Grecia ci sono, e ogni vota che ci sono andata, (a quei tempi me lo potevo permettere!), mangiavo solo yogurt, frutta e dolci. Sarà che amo il miele, sarà che mi piacciono i dolci, ma ricordo con piacere, quei vassoi con quei dolcetti, tutti ricamati (anche in Egitto) fatti benissimo e lucidi di miele e con la mandorla sopra. Io per l'alimentazione vivrei benissimo nei Paesi Arabi, solo per l'alimentazione.

Insomma quando ho visto questi dolcetti nel blog di Araba, mi sono detta: "adesso" e li ho fatti. Sono stupendi, sono piaciuti a tutta la famiglia, anche al figlio grande che mangia tre o quattro cose. Poi c'è un'altra cosa da dire, i dolci con il semolino sono buoni, vengono bene. Questo è un dolce facile, veloce e con pochi ingredienti, non è stucchevole, nonostante la presenza del miele,  è buono.

Ingredienti per un teglia di cm 20x16

500 grammi di semolino
30 ml di olio di semi (un olio che non abbia forte sapore)
120 grammi di zucchero semolato
150 ml di latte
50 ml di acqua
2 cucchiaini di lievito per dolci
mandorle, per la decorazione

per lo sciroppo

250 grammi di zucchero semolato
125 ml di acqua
un cucchiaio di succo di limone
un cucchiaino di miele
2 cucchiai di acqua di rose, oppure acqua di fiori d'arancio, o poco estratto di vaniglia (io acqua di fiori d'arancio)

Riporto fedelmente la ricetta di Araba: 
Unire acqua, latte, olio e scaldarli leggermente, aggiungere lo zucchero, girare per farlo sciogliere, unire poi il lievito e subito dopo il semolino. Mescolare bene per far bagnare il semolino e far riposare 10 minuti.
Riprendere il composto e stenderlo in una teglia ricoperta da carta forno, stenderlo bene e livellarlo con una lama bagnata, incidere poi dei rombi  e mettere al centro una mandorla. Mettere in forno caldo a 180°C per mezzora,  fino ad avere una leggera colorazione ambrata.
Dieci minuti prima di terminare la cottura, preparare lo sciroppo. Versare tutti gli ingredienti in una pentolina, mettere sul fuoco e far sobbollire, 7/8 minuti, appena pronto, togliere il dolce dal forno e versarvi immediatamente lo sciroppo. Fate inzuppare bene il dolce e fatelo freddare. Una volta freddo tagliatelo seguendo i segni tracciati prima. Stefania dice che il dolce si mantiene anche una settimana, se chiuso in una scatola di latta....il mio è finito subito, secondo voi perchè?

Con questa ricetta partecipo al Giveaway di Arabafeliceincucina

 


Le informazioni per il giveaway le trovate qui



mercoledì 15 giugno 2011

Ciambelline al vino

Eccole finalmente, sono loro, le famose ciambelline al vino laziali. Le ho sempre mangiate, ai Castelli, dopo le abboffate di porchetta nelle fraschette; le ho comprate, in quei bustoni trasparenti, ma non le avevo mai fatte, era giunta l'ora.
Girando per blog, ho trovato la ricetta del famoso Adriano, per la verità io non conosco lui e lui non conosce me, però ho capito che è uno che sui lievitati e su queste cose, è molto affidabile, ho provato anche altre cose, senza mai postarle e mi sono sempre venute bene. il pane, per esempio. Ho copiato la sua ricetta e il risultato è stato eccellente.

Ingredienti:

400 grammi di farina 00
100 grammi di fecola di patate
150 grammi di zucchero semolato
30 grammi di olio evo
80 grammi olio di semi (arachide, mais, girasole)
100-110 grammi di vino bianco (io rosso)
1 cucchiaino da caffè di carbonato di ammonio (ammoniaca da dolci)
1 pizzico di sale
zucchero semolato e semi di anice per spolverare le ciambelline prima di infornarle
Setacciare le farine, mescolare tutto assieme come se fosse una pasta frolla, io ho fatto impastare velocemente con il gancio a foglia nella planetaria, ho fatto un panetto, non l'ho fatto riposare, contrariamente a quello che dice Adriano, perché ho letto in altri blog, che dopo il riposo in frigorifero è più difficile fare le ciambelline.
Comunque ho fatto una specie di grissini corti, e dato la forma di ciambelline, passate da una parte nello zucchero e anice, posizionate nella placca del forno, rivestita di carta forno e infornate a 170°C per 20 minuti, lui dice con lo sportello aperto, io l'ho tenuto chiuso perché il mio forno è a gas, e va troppo giù di temperatura. Cottura perfetta, tenetele coperte con pellicola, o in una scatola o un sacchetto. Sono buonissime.

pronte per il forno...

Le ciambelline fotografate nel mio bellissimo bucchero etrusco

lunedì 13 giugno 2011

Mezzi Paccheri Ricotta e Spinaci

Oggi Mezzi Paccheri. Mezzi Paccheri della famosa Fabbrica della Pasta di Gragnano, che potete trovare qui. Dico la verità è la prima volta che in cottura non si rompono i paccheri, delle altre marche, e ne ho provate tante, sia i rigatoni che i paccheri, mentre cuociono si rompono, addirittura si rompono le mezze maniche, non faccio nomi, ma potrei fare un elenco lunghissimo, di grandi marche, che fanno l'acqua bianca e si rompono, e quello, mi insegnate, dipende dai grani usati, ma siccome io di nemici ne ho già tanti, di nomi non ne faccio, però mi limito a comprare solo due, tre marche di pasta.
Oggi mezzi paccheri della Gragnano con ricotta e spinaci.

Ingredienti per 20/25 paccheri:

200 grammi di spinaci freschi,
300 grammi di ricotta di pecora o mucca, quella che preferite
noce moscata, sale, pepe, parmigiano

per la sala bechamel:
20 grammi di burro, 
20 grammi di farina,
400 grammi di latte, 
Fate sciogliere il burro, aggiungete la farina e girate per evitare grumi, poi aggiungete il latte tiepido. Portate ad ebollizione e fate sobbollire per 5 minuti. E' pronta.
 
Lavate gli spinaci e dopo averli scolati ben bene dall'acqua, metteteli 5 minuti in una padella a fuoco basso con il coperchio. Si devono solo appassire, non lasciateli di più, dopo metteteli a scolare.
Strizzateli, tagliuzzateli in una pirofila, metteteci la ricotta, il sale, il pepe, la noce moscata e amalgamate bene il tutto. Nel frattempo portate l'acqua ad ebollizione, molta acqua, la pasta deve bollire in molta acqua perché  cuoce meglio.
Quando bolle metteteci il sale, un po' di olio e calate i paccheri, 14 minuti e sono pronti, scolateli e spennelateli con olio evo per evitare che si attacchino tra di loro, poi riempiteli con il composto di ricotta e spinaci e metteteli, in piedi, in una pirofila da forno, prima mettete sul fondo della bechamel. Finite di riempirli tutti e poi colateci sorpa la bechamel e del parmigiano, passateli 15 minuti in forno, io ho acceso solo il grill, e serviteli caldi, sono una delizia, è una pasta davvero buona.

QUORUM OLTRE IL 57%

 

SONO PASSATI TUTTI E 4 CON PERCENTUALI ALTISSIME

domenica 12 giugno 2011

Noi blogger facciamoci riconoscere, votiamo SI, SI, SI, SI....




non vogliamo l'aria così....






il controllo dell'acqua non può essere affidato ai privati!











il suo legittimo impedimento non è sicuramento come il nostro!

sono fatte con carta copiativa se le sovrapponi vengono annullate!
Scusatemi il continuo aggiornamento dell'orario, io per i post di cucina non lo faccio, anzi critico fortemente chi lo fa, ma in questo caso, vorrei rimanere il più possibile bene in vista, so che tutte voi andrete a votare, ma meglio ricordalo...vero?
L'Italia è una Repubblica grazie ad un referendum. Sì il 2 giugno del 1946 gli italiani fecero la loro scelta, votando (per la prima volta le donne) il referendum e furono loro a decidere da chi volevano essere governati. Scelsero la Repubblica.

Il referendum è uno strumento di democrazia diretta, consente cioè agli elettori di fornire - senza intermediari - il proprio parere, o la propria decisione, su un tema oggetto di discussione.
Per cui domenica e lunedì, andate a votare per esprimere il vostro parere.

lunedì 6 giugno 2011

Quanti modi di fare e rifare...Castella giapponese

Di nuovo con la nostra ricetta mensile, "Quanti modi di fare e rifare" una ricetta e questa volta la nostra scelta, anzi la scelta di Anna è caduta sulla Castella un dolce giapponese di orginini portoghesi. Castella è un dolce semplice, un dolce adatto alla colazione e al tè del pomeriggio, è una sorta di pan di spagna, ma più soffice, Anna, ha spiegato nel suo posto precedente che piace molto ai giapponesi e c'è addirittura a Nagasaki una fabbrica che sforna Castella quotidianamente.

Ingredienti:
4 uova medie biologiche
150 grammi di zucchero
2 cucchiai di miele
100 grammi di farina di forza (Manitoba)
25 grammi di acqua tiepida o latte tiepido

Se non si vuole bianco, naturale insomma, si possono aggiungere: 1 cucchiaio di matcha, oppure 2 cucchiai di cacao, dipende da come vogliamo il nostro dolce.
Io ne ho già fatto uno al cacao ed era buono, questa volta lo farò al matcha così deciderò quale mi piace di più.
1) Lasciate qualche ora le uova fuori dal frigorifero in modo da farle tornare a temperatura ambiente, mettetele insieme allo zucchero dentro la planetaria, o un frullino normale e fatele montare per almeno 10 minuti, devono gonfiare fino a diventare quasi bianche e molto voluminose, (è ovvio che essendo un dolce senza lievito deve incorporare aria il più possibile).
2) Gli ultimi minuti, aggiungete il latte tiepido e il miele e continuate a frullare.
3) Setacciate la farina per evitare grumi, io ho setacciato insieme anche il matcha, e unite lentamente.
4) Accendete il forno a 180°C, imburrate una teglia o costruite la teglia di carta, come questa, versate l'impasto, cercate di togliere l'aria e infornate. Dopo 10 minuti diminuite la temperatura a 160° e lasciate per 30 minuti, e poi come sempre dipende dal vostro forno. Il mio dopo 30 minuti era perfetto. L'ho sformato e lasciato  intiepidire nella griglia a forno spento, per farlo asciugare.
E' un buon dolce da colazione, molto soffice e delicato, diciamo un Signor pan di spagna.
la Castella di Ornella













la Castella di Anna

...sempre di Anna ne ho messe due di foto perché sono molto belle, ma chi meglio di lei poteva farlo questo dolce?

la Castella di Nonnasole








....Fr@ di Sciroppo di mirtilli e piccoli equilibri
e la Castella di Stefania
e la Castella d in cucina senza glutine
Castella di Dauly
Castella di Federica
la castella di Libera
altra castella http://japanthewonderland.blogspot.com/2010/08/kasutera-con-crema-al-latte.html












Castella di Stella

Il 6 luglio appuntamento con la cheesecake al pistacchio 
scelta da Stella del blog "Una stella tra i fornelli"